LETTERE al Corriere della Sera 28 marzo 2021
Caro Ald0, a proposito di Dante e di chi ha avuto «la prima idea d’Italia» sicuramente Dante ha dato un contributo molto importante e forse per primo giunge ad una sintesi completa, ma prima di lui c’è stata la «Lega Longobarda», (la «Longobardia» era praticamente tutto il Nord Italia e la Toscana) con la famosa rivolta dei comuni contro Barbarossa e ancora prima la Contessa Matilde di Canossa (anch’essa di sangue longobardo, il cui regno andava da Viterbo a Mantova) e che si contrappone per prima all’imperatore Enrico IV. Con questo, non sostengo certo che ci sia una sostanziale attinenza tra Longobardia e Lega Nord, ma gli Stati nazionali europei si sviluppano tutti sui regni barbarici post-romani. Carlo Grillenzoni
Caro Carlo, dobbiamo distinguere tra l’Italia come Stato e l’Italia come idea, come missione culturale, come patrimonio di bellezza e di valori. Dante è il padre dell’Italia in questa seconda accezione. Per lui l’Italia aveva conquistato il mondo due volte, con l’impero romano e con la fede cristiana; per lui l’Italia aveva una missione, conciliare la classicità con la cristianità. In questo senso Fernando Pessoa, il grande poeta portoghese che adorava Dante, lo considerava — lui uomo del Medioevo — il primo umanista, e quindi il primo uomo moderno.
Lei, gentile signor Grillenzoni, cita guerre contro l’imperatore. Ma nessuno all’epoca pensava di unificare la penisola. Anzi, per Dante il potere politico era l’Impero, nel rispetto delle libertà comunali. L’ideale politico di Dante è lontano dalla nostra visione, e pure da quella dell’Ottocento. Tuttavia non dobbiamo essere troppo timidi nell’indicare in Dante il padre spirituale della nazione; essendo l’Italia una potenza culturale, non certo politica o militare. Scrive Anna Maria Chiavacci Leonardi, l’autrice di quello che considero il miglior commento alla Divina Commedia: «L’idea dell’Impero come garante della pace fra le nazioni in cui Dante credette era tramontata già nel suo stesso tempo». Inoltre, parlando della celebre invettiva «Ahi serva Italia», «non si deve sottovalutare l’importanza che viene qui ad assumere l’Italia come nazione. Certo Dante non ebbe dell’Italia la stessa idea che gli attribuirono i nostri padri del Risorgimento, che per questa pagina si commossero e a essa si ispirarono. Ma è anche vero che non si può dire — come si è detto — che per Dante l’Italia era solo un’entità geografica e linguistica. Traspare chiaramente da questo testo l’idea dell’Italia come nazione: nave senza guida, abbandonata e misera, serva dei vari signori, cavallo non ben guidato; tutte immagini che solo a una nazione potevano riferirsi». Aldo Cazzullo