A Roma è dimenticato, Cremona e la natìa Milano dovrebbero fare qualcosa
Giangiacomo Schiavi Corriere della Sera 10 marzo
C’è un patriota dimenticato al cimitero del Verano, nella capitale. Un patriota al quale Milano ha dedicato una via, Cremona una lapide e Roma un monumento: Mauro Macchi. Si incontra entrando nell’ingresso principale, sul lato sinistro, a fianco di un altro padre della patria, Goffredo Mameli. Per qualche settimana, sul monumento che ricorda il suo impegno nel Risorgimento per l’unità del Paese, è rimasto appeso un avviso inequivocabile: «Manufatto in stato di abbandono». Scaduta la concessione, la società che gestisce il cimitero ha fatto partire il procedimento per la decadenza. Nessuno si era mai fatto vivo per rinnovare le pratiche: da mesi (o anni) sulla lapide non c’è neanche un fiore. Mauro Macchi forse non ha parenti e non ha eredi.
La sua, come quella di altri grandi sepolti al Verano, è la memoria di chi ha fatto l’Italia. Nato a Milano nel 1818 da un’umile famiglia, laureato a Pavia in Lettere e Giurisprudenza, legato a Carlo Cattaneo, di cui è discepolo e stretto collaboratore, Mauro Macchi diventa segretario di redazione del Politecnico, negli anni in cui il sentimento antiaustriaco raccoglie il meglio del pensiero liberale. A Milano, per la sua attività di giornalista e attivista verrà arrestato più volte: dal 1839 al 1859 organizza moti, media tra Cattaneo e Mazzini, dirige giornali e riviste, si interessa alle questioni sociali. Dal 1860 è deputato per la sinistra; muore nel 1880 e una lapide lo ricorda così: «Mauro Macchi, senatore e povero, onorandosi di essere stato deputato di Cremona, lascia una rendita annua di 800 lire alla città affinché ne avvantaggiasse l’istruzione popolare». Salviamo il patriota Macchi dall’abbandono, dicono gli storici del Risorgimento, dopo una interrogazione in Senato. Milano e Cremona non possono fare qualcosa? E lo Stato perché non promuove un censimento sulle testimonianze del passato in stato di degrado? Il caso Macchi potrebbe non essere isolato.