LETTERE Corriere della Sera 5 dicembre 2020
Caro Cazzullo, nella sua risposta (Corriere, 25 novembre), lei afferma che Vittorio Emanuele III «nel suo lungo regno non ha avuto solo demeriti». Potrebbe indicare qualche merito del suddetto re? Rosario Amodeo Roma
Gentile signor Amodeo, se Vittorio Emanuele III avesse regnato solo fino al 1922, sarebbe ricordato come un monarca liberale, financo progressista, che chiuse l’epoca oggettivamente reazionaria di suo padre Umberto. Nei primi quindici anni del Novecento l’Italia visse un periodo di sviluppo economico paragonabile a quello seguito alla Seconda guerra mondiale. Fu la nostra piccola rivoluzione industriale, con la nascita delle grandi fabbriche tra Torino, Genova e la periferia Nord di Milano. Il re affidò la gestione di quella fase di crescita tumultuosa a un grande italiano, oggi ricordato soprattutto per una definizione ingenerosa e sbagliata di Salvemini: Giovanni Giolitti. Altro che «ministro della malavita»; Giolitti è l’uomo del suffragio universale (purtroppo soltanto maschile), il leader liberale che tenta invano di tenere l’Italia fuori dalla Grande Guerra, e poi il presidente del Consiglio che rifiuta di mandare l’esercito a sgomberare la Fiat occupata.
L’intervento del 1915 fu un errore, in cui anche il re ebbe le sue responsabilità. Però durante il conflitto Vittorio Emanuele non si tirò indietro, fu spesso in prima linea, tenne duro dopo Caporetto. Il miracolo del Piave lo fecero i nostri nonni; ma un altro re magari avrebbe trattato la resa; lui no. La storia non si fa con i «se»; e il regno di Vittorio Emanuele III non finì nel 1922. Il suo cedimento al fascismo è imperdonabile; così come è imperdonabile la sua firma alle leggi razziali. Il re non amava Hitler e non condivideva l’alleanza con la Germania nazista; ma non fece nulla, o non fece abbastanza, per impedirla. La gestione dell’8 settembre non fu certo solo colpa sua; resta il fatto che fu disastrosa.
Ma sa cosa mi colpisce, gentile signor Amodeo? Che mentre il Duce, principale responsabile della catastrofe della Seconda guerra mondiale, trova oggi molti estimatori, il re sia invece condannato da tutti, tranne che dagli ultimi, sparuti monarchici. Aldo Cazzullo