Alla Gipsoteca opere fuori dai depositi e documenti raccontano il suo percorso
Giulia Gonfiantini Corriere Fiorentino 26 gennaio 2022
A Pescia una mostra amplia la visuale sull’esperienza artistica di Libero Andreotti (1875-1933) grazie a materiali inediti e gessi finora mai usciti dai depositi. Fino al 13 marzo la gipsoteca intitolata allo scultore ospita Libero Andreotti tra monumentalità e dimensione domestica. Documenti dall’archivio dell’artista curata da Elvira Altiero e Claudia Massi, promossa dal Centro di documentazione dell’architettura contemporanea in Toscana in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.
Articolato su due piani, il percorso si apre con le opere d’arte celebrative restituendo al pubblico i modelli in gesso per alcuni grandi lavori compiuti degli anni Venti. Come l’imponente busto dell’Italia turrita, preparatorio per il monumento ai Caduti di Saronno, e i bozzetti per l’irrealizzato monumento ai Caduti di Milano. «Abbiamo cercato di raccontare le varie fasi, dallo schizzo preparatorio al modello in creta, dal passaggio nel gesso alla traduzione in bronzo», spiega Altiero.
Monumento ai Caduti di Saronno 1925
La mostra tratta filoni di ricerca emersi al convegno del 2020 Libero Andreotti e il rapporto tra scultura monumentale e architettura nel suo tempo, e grazie a nuovi documenti (come disegni e foto da un raro album di ricordi acquisiti da una donazione degli eredi, e opere grafiche in prestito da collezione privata) fa luce su aspetti meno noti quali la progettazione di mobili e arredi per la casa nonché sulla sfera privata dell’abitare, con il richiamo a luoghi cari all’artista. Importante la presenza degli scritti inediti della moglie Margherita Carpi e dello scrittore Raffaello Franchi. «Di solito l’arte monumentale è associata a quella di regime o a un determinato periodo storico ed è legata a dettami, anche iconografici, imposti dall’alto — precisa Altiero — ma al convegno sono emerse posizioni autonome dell’artista, che ha tentato di inserire nelle opere il proprio vissuto. A volte è riuscito a farlo liberamente, altre meno, ma è significativa la volontà di umanizzare temi come la patria e la vittoria, restituendoli a una dimensione più intima».
Dai depositi del museo civico proviene la testa in marmo della Vergine del monumento alla Madre italiana in Santa Croce, mentre da quelli della gipsoteca escono i gessi per la scultura del Cristo (parte della stessa opera), una serie di statuette di figure femminili e il bassorilievo della Guerra del monumento alla Vittoria di Bolzano. Per il quale è riproposta, al fianco del soggetto principale del Cristo risorto, l’originaria disposizione delle Virtù, esito di un più generale riordino della gipsoteca.
Pietà Cappella votiva alla Madre Italiana in Santa Croce 1926