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Poste, una storia lunga 150 anni. L’istituzione vista con gli occhi degli impiegati famosi come Matilde Serao e E. A. Mario, autore de «La canzone del Piave»

02/05/2012

 Articolo di Simona Caporilli  dal Tempo di Roma

Per festeggiare i 150 anni dalla nascita nel 1862, iniziative per gli studenti, filmati e mostre. In particolare, l’esposizione che sarà allestita a Circo Massimo a partire dall’8 maggio e inaugurata dal Presidente della Repubblica Napolitano. Nell’allestimento immagini e francobolli e, appunto, filmati, come il documento di Corrado Augias. Sotto le cupole hi-tech cartoline d’epoca, fotografie provenienti dall’Archivio Alinari. Palazzi, francobolli e persone. Anni Trenta, nel pieno del Ventennio Fascista nelle principali città vennero edificati i Palazzi delle Poste a firma dei migliori architetti dell’epoca. Come quelli progettati dal Nord al Sud – se facessimo un ipotetico tour – da Angiolo Mazzoni sullo stile della Stazione Termini a La Spezia, Ostia, Palermo, Gorizia, Grosseto, Ragusa. E non solo. A Roma quello di piazza Bologna porta la firma di Mario Ridolfi, a Brescia – era il 1932 – di Marcello Piacentini, a Bari di Roberto Narducci, edificato nel 1933. Stessa datazione per il Palazzo delle Poste di Napoli del 1933, di Vaccaro mentre, di due anni dopo, le poste di via Taranto di Samonà. E soprattutto. Il futurista Colombo dedicò due quadri sul tema di poste e telecomunicazioni: quelli raffiguranti «Le comunicazioni terrestri» e «Le comunicazioni marittime», custodite all’interno del Palazzo di La Spezia. Come si può non parlare di Poste senza nominare i francobolli? Se il primo a essere stampato fu fu quello inglese (Penny Black, del 1840) in Italia, andando a ritroso nel tempo, nel campo della filatelia ci si scontra con l’anno 1863: è il primo francobollo comparso in Italia, da 15 centesimi. Di colore azzurro, raffigurava un profilo del sovrano. Dobbiamo aspettare il 1910 per incontrare il primo francobollo celebrativo, con Garibaldi. Curioso l’uso dei francobolli fatto da Mussolini. Il Duce – capita l’importanza – come per filmati celebrativi, palazzi, bonifiche e intere città costruite ex novo, pensò bene di utilizzare i francobolli per richiamarsi all’Impero romano e alla classicità. Da qui i volti di Tito Livio o di Poeti come Virgilio e Cesare: tra le firme di artisti celebri anche il futurista Giacomo Balla, legato al Regime. Non solo. Se le donne ancora oggi – e al 53%, oggi sono circa 74 mila – sono le grandi protagoniste delle Poste Italiane, a entrare far parte delle fila dell’istituzione: i nomi di «vip» come Matilde Serao, giornalista e scrittrice. Appena diciottenne, entrò a far parte dell’amministrazione. Lo stesso accadde a Giovanni Ermete Gaeta, che passò alla storia con lo pseudonimo di E. A. Mario, si impiegò giovane a Napoli, dove prestò servizio per molti anni a Palazzo Gravina. Era il ’18 compose «La canzone del Piave» (per aver incoraggiato le truppe venne ringraziato dal Generale Diaz). Non solo. Autore di testi musicali, compose «Santa Lucia luntana» e «Tammurriata nera» del 1946, alla fine del Secondo Conflitto Mondiale. Accanto a loro impiegati allo svuotamento di cassette postali, impegnati nel servizio di lettere e cartoline – posta «celere» – spedita attraverso i treni, postine e postini in lungo e in largo per il Bel Paese, e prototipi di cassette. Curiosi i «dietro le quinte», con gli impiegati: foto di gruppo, e modi bizzarri di imbucare. Tra gli sportivi? I nomi entrati nella storia sono quelli di Francesco Musso di Acqui Terme e Carmelo Bossi. Nel particolare della mostra. Al Circo Massimo di Roma sarà allestita una prima cupola (che misura 24 metri di diametro e 365 mq di superficie) che ospiterà le sezioni per il passato e al presente di Poste Italiane. Al contrario, nella cupola dedicata al futuro di Poste Italiane i contenuti saranno interamente digitali, a evocare la progressiva dematerializzazione dei servizi. Come cambia la comunicazione? Dalla lettera, alla cartolina, nell’immaginario collettivo si passa a film come «Il postino» che racconta la vita di Pablo Neruda vista con gli occhi di un «semplice» interpretato Massimo Troisi, a pellicole al passo con i tempi come «C’è posta per te» con Tom Hanks e Meg Ryan fino al libro «Le ho mai raccontato del vento del Nord» di Glattauer, in cui mail dopo mail viene costruita una storia d’amore tra due persone che si conoscono per caso tramite posta elettronica. «In 150 anni di vita Poste Italiane ha saputo tenere uniti e ben saldi i motivi della sua missione tradizionale coniugandoli con la tecnologia, la qualità e l’innovazione – ha spiegato l’ad Massimo Sarmi – ha assicurato la sua presenza capillare, tra la gente, nelle metropoli come nei più piccoli centri, e ha saputo cogliere le nuove esigenze dei cittadini, delle imprese e della PA offrendo loro servizi postali e di comunicazione, finanziari, assicurativi, telefonici e di e-Governement. Questa mostra e le celebrazioni collegate al nostro “compleanno”. Vogliono essere l’occasione per festeggiare con l’intero Paese, per raccontare la nostra storia e per anticipare la visione di ciò che Poste Italiane sarà in futuro, un futuro già cominciato».

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