Lucio Villari La Repubblica 26 aprile
Una situazione politica e parlamentare più o meno analoga a quella attuale, con scarsa possibilità di alternative, fu vissuta dal Piemonte liberale nel 1852. E segnò l’ esordio di Cavour come primo ministro. Nel marzo di quell’ anno, tra l’ ostilità dei conservatori e del re, Cavour, capo della destra liberale, strinse un accordo con il centrosinistra di Rattazzi che fu così eletto presidente della Camera l’ 11 maggio. Era l’ inizio del “connubio” che Cavour definì «il più bell’ atto della mia vita politica». Seguirono mesi difficili e di grandi tensioni. Ma l’ operazione si basava su un progetto di grandi riforme economiche e sociali come l’ imposta progressiva, il matrimonio civile, sviluppo della rete ferroviaria, lavori pubblici, controllo governativo del credito, imposta personale e mobiliare e perfino sulle carrozze, accordo con banche straniere per ottenere prestiti a tasso agevolato, nascita della Cassa depositi e prestiti, eliminazione degli appalti per la riscossione dei dazi di consumo e sostituzione della gestione diretta al fine, diceva Cavour, di «non gravare sulle classi povere». Si apriva così un tempo di riforme serie e si avviava con molto coraggio quella “rivoluzione liberale” che sarebbe piaciuta a Piero Gobetti. E il re fu costretto a nominare Cavour primo ministro il 3 novembre 1853. Il “connubio” era fondato esclusivamente su riforme molto avanzate e su un’ idea di libertà che Cavour intendeva tale solo se incardinata su quelle riforme. Il pericolo non poteva sfuggire ai conservatori i quali, temendo la salita al potere dei «centrosinistri» pensarono di giocare in anticipo. Pochi giorni prima della nomina di Cavour, permanendo la crisi dei cereali per un cattivo raccolto, una folla tumultuante cercò di entrare nella casa del conte per ucciderlo. Era il 18 ottobre. Cavour non c’ era, ma fu necessario l’ esercito per evitare la distruzione della casa. Nei giorni successivi capitò al presidente del Consiglio di essere varie volte insultato per strada.A dicembre la situazione peggiorò con gravi tumulti in Val d’ Aosta alimentati dagli ecclesiastici e dagli avversari del nuovo governo di Torino al grido di «abbasso le imposte, abbasso la Costituzione». Cavour fece immediatamente arrestare 530 manifestanti tra cui sette parroci e curati. L’ accelerazione da parte del governo delle riforme previste salvò il Piemonte liberale e aiutò i patrioti liberali e i democratici garibaldini e mazziniani di un’ Italia che lottava per il risorgimento nazionale e per la futura unità di tutti gli italiani.