Ernesto Ferrara La Repubblica Firenze 19 febbraio
Un parco divertimenti sul viale dei Colli. Con tanto di giostre, salone da concerti, caffè chantant, bazar all’orientale, teatro, fabbrica per la birreria e trattoria, tiro al bersaglio cosiddetto “alla Flobert” e non ultimo un gazometro per l’illuminazione dello stabilimento. Alla sola ipotesi progettuale probabilmente oggi soprintendenze e commissioni paesaggistiche salterebbero sulla sedia, ma 150 anni fa la grandeur di Firenze Capitale rese possibile davvero l’operazione. Si chiamava “Tivoli”, come i grandi giardini parigini e come l’omonimo parco di Copenaghen, si estendeva da Porta Romana al Piazzale Galileo, accesso sul viale Machiavelli, due curve dopo lo Chalet Fontana andando verso Porta Romana. Un lungo lavoro di ricerca archivistica riporta ora alla luce la storia di quel luogo così romantico e sfortunato, visto che rimase aperto solo un paio d’anni: foto del 1874 e planimetrie dell’epoca sono il cuore della Mostra che è stata inaugurata venerdì 19 febbraio allo Chalet Fontana di viale Galilei, mostra a cura dell’associazione Agorà Firenze col patrocinio di Palazzo Vecchio e del Consiglio regionale della Toscana.
Il progetto e la realizzazione del Tivoli è uno dei più rilevanti contenuti nel piano di ingrandimento della città, redatto da Giuseppe Poggi (Firenze, 1811-1901) in occasione del trasferimento della capitale d’Italia da Torino a Firenze. La domanda di costruzione di un parco di divertimenti pubblico lungo il viale de’ Colli al Piazzale Galileo, corredata dal progetto a firma dell’Ingegnere Giacomo Roster (Firenze, 1837-1905) venne presentata, al Comune di Firenze, nel marzo del 1869 dal signor Maurizio Meyeri, nativo della Danimarca. La delibera del Consiglio Comunale del 2 luglio del 1869 approva il progetto, con il parere favorevole dell’Architetto Giuseppe Poggi Direttore dei Lavori ‘per l’ampliamento della città’.
Il 10 settembre dello stesso anno venne accettato e stipulato il contratto, rogato dal notaio Guerri. Successivamente, con rogito Golini dell’ottobre 1869, ratificato dalla Delibera del Consiglio Comunale del 30 novembre dello stesso anno, il Signor Meyeri, anche per la mole dei lavori e dei costi previsti, cede la concessione per la costruzione del Giardino Tivoli, ai signori Egisippo Norchi nativo di Volterra ma domiciliato a Londra, Guglielmo Miller nativo della Scozia, abitante a Livorno e Lucio Roda nativo di Bologna ma domiciliato a Pistoia. Il Tivoli, progettato come parco di divertimenti, era costituito da un grande giardino, alla cui realizzazione collaborò il giardiniere Attilio Pucci, collaboratore del Poggi per le sistemazioni a verde del piano di ingrandimento di Firenze Capitale e futuro primo Soprintendente del servizio comunale dei Pubblici passeggi e giardini. All’interno del giardino erano presenti: la giostra ed altri piccoli annessi per divertimenti pubblici ed una serie di costruzioni quali, il Salone da Concerti, il Caffè Chantant, il Bazar all’orientale, il Teatro, la Fabbrica per la birreria e trattoria, il Tiro al bersaglio alla Flobert, e non ultimo un Gazometro per l’illuminazione dello stabilimento. La durata della concessione era stabilita in sessanta anni. Il Giardino fu delimitato da cancellate in legno e in ferro, mentre l’ingresso principale sul Viale dei Colli era costituito da due casotti di cui uno aveva funzione di vendita dei biglietti d’ingresso e sopra ad essi si trovavano due statue rappresentanti l’Inverno e la Primavera. Due leoni ‘proteggevano’ il cancello centrale, in ferro battuto, in cui campeggiava la scritta ‘Tivoli’. L’apertura del giardino Tivoli prevista per l’anno 1870 fu prorogata per ben due volte, a causa di ritardi nei lavori, e fu inaugurato solo il 18 maggio del 1871. Il parco divertimenti durò pochi anni, anche, a causa del trasferimento della capitale a Roma, ed ai gravi problemi sorti tra i tre soci concessionari, come attestano i documenti presenti nell’Archivio Storico del Comune di Firenze. La chiusura del giardino avvenne nel 1873, ma solo dal 1874 iniziarono le pratiche per la suddivisione della proprietà tra il Comune e i privati concessionari.
Oggi ne non ne restano che poche tracce visibili: le due piccole strutture che un tempo costituivano l’ingresso monumentale, qualche chalet, i camminamenti. L’ufficio Belle Arti del Comune ha studiato un piano per il recupero di parte del parco ma i finanziamenti sono da trovare. Le foto in mostra, realizzate nel 1874, fanno parte di un fascicolo denominato ‘Perizia Tivoli’. Nel giugno del 2011, a seguito di un violento fortunale, crollò un grande cedro del libano, piantato nell’occasione della realizzazione del viale de’ Colli, che danneggiò uno dei due casotti che rappresentano, con i pochi chalet rimasti, la memoria del giardino Tivoli. In quell’occasione, il Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio – P.O. Palazzi e Ville Monumentali del Comune di Firenze, ha elaborato un progetto di ‘Restauro Conservativo’, che ha avuto il parere favorevole della Soprintendenza, e che qui viene esposto per la prima volta.
Ora questo luogo dimenticato dei tempi di Firenze Capitale d’Italia rivive con una mostra fotografica, ospitata fino al 18 aprile allo Chalet Fontana Viale Galileo Galilei, 7
(ingresso libero)