La provocazione meno patriottica di questo agosto viene da Marco Comini, che con la signora Elide gestisce da mezzo secolo il ristorante milanese per eccellenza, sempre aperto in agosto: «Al Matarel». Usiamo le sue parole: «Chiedo alla giunta di Milano di dedicare una via a Radetzky. È il momento di farlo, in coda al centocinquantesimo dell’Unità. Il maresciallo si comportò correttamente anche se fu severo, non fece cannoneggiare Milano e quando rientrò due ali di popolo lo accolsero dicendo “In sta i sciüri”, cioè “sono stati i ricchi” a mandarvi via». Per Comini, poi, Radetzky è ancora un esempio in un Paese di raccomandati come il nostro, giacché «prese a calci suo figlio quando disse ad alcuni milanesi “voi non sapete chi sono io”». Ancora: «Il maresciallo era una buona forchetta (ho nel menu i suoi piatti preferiti, come il rustin negá e, con l’autunno, la cassoeula ); non era mai a dieta e per questo morì a 92 anni, girava per Milano senza scorta».
Ma dove situiamo la via? «Per me va bene anche quella del Matarel», risponde Comini. E qui le cose si complicano, perché Laura Solera Mantegazza, dove c’è il ristorante, era patriota e benefattrice e non sarà facile sostituirla con il maresciallo austriaco. Comunque Comini non si arrende e ricorda che «troppe vie di Milano portano il nome di sconosciuti e dimenticati». Insomma, aggiorniamoci. Radetzky interessa alla nuova giunta?
Armando Torno Corriere della sera del 22 agosto
Dopo Firenze è la volta di Milano. Se il sindaco Renzi tempo fa aveva proposto di modificare la toponomastica comunale di Firenze, eliminando i protagonisti e le date più significative del Risorgimento a favore di personaggi del 900, a Milano è in corso una raccolta di firme per dedicare una via a Radetzky e la strada scelta sarebbe quella intitolata a Laura Solera Mantegazza, a cui abbiamo dedicato l’ultimo Focus * nel sito del Comitato Fiorentino
Sembra che la sottoscrizione abbia avuto diverse adesioni a partire ovviamente da Roberto Maroni ed altri esponenti leghisti, i quali propongono perfino di dedicare una strada del centro di Milano a Maria Teresa d’Austria.
Probabilmente non se ne farà di nulla: con i primi rigori invernali le sciocchezze e le provocazioni nate con la calura estiva vengono dimenticate e non hanno alcun esito.
Non va comunque sottovalutato l’episodio.
Intanto la battaglia culturale sui valori e sui simboli del nostro Risorgimento, condotta in primo luogo prima da Ciampi e poi da Napolitano, pur avendo avuto esiti positivi,basta solo ricordare il successo popolare della ricorrenza del 17 marzo del 2011, non è terminata; infatti molti italiani non hanno acquisito una memoria condivisa della nostra storia patria , per cui manca ancora un forte sentimento di identità nazionale nel nostro Paese, nel Sud come nel Nord.
A differenza poi di Renzi nel caso di Milano si rovescia completamente l’interpretazione storica del nostro Risorgimento, rivalutando la figura di Radetzski a danno di una patriota italiana,Laura Solera Mantegazza, rimpiangendo di fatto il buongoverno asburgico del Lombardo-Veneto.
Radetzski sarà pure stato un buon generale, un bravo padre ed un affettuoso nonno ma stava dall’altra parte delle barricate durante le cinque giornate di Milano ed era un irriducibile nemico dell’Unità e dell’Indipendenza dell’Italia.
Fatte le dovute differenze, dato il diverso contesto storico, questa iniziativa ricorda la polemica politica- culturale, nata in Italia qualche anno fa,sul fatto che i repubblichini di Salo ed i partigiani, pur combattendo su fronti contrapposti, meritassero di essere onorati e ricordati allo stesso modo.
La lezione della storia ci insegna che non ci sono i personaggi buoni e quelli cattivi e che non si danno patenti di moralità, ci insegna solo che c’era chi stava dalla parte giusta o sbagliata rispetto ai processi storici , in cui si affermano i valori di libertà, giustizia e democrazia.
E Radetzski stava dalla parte sbagliata negli anni in cui si faceva l’Italia.
Sergio Casprini
* Laura Solera Mantegazza (Milano 1813 – Cannero- lago Maggiore-, 1873), fu con molte italiane dell’Ottocento, di cui la storia ufficiale purtroppo non parla, una delle donne più attive per il progresso civile negli anni del nostro Risorgimento. Nel corso delle Cinque Giornate di Milano si distinse nel soccorrere i feriti. Nel 1850 fondò un ricovero per bambini lattanti, il primo di Milano e d’Italia al quale, nel giro di pochi anni, altri seguirono. Istituì scuole per operaie adulte. Nel 1862 fondò l’ Associazione nazionale operaia femminile, con fondi privati. L’associazione aveva una sala di allattamento, organizzava corsi di alfabetizzazione. Promosse le prime pensioni per la vecchiaia in Italia. Nel 1870, fondò a Milano la prima scuola professionale femminile d’Italia, laica e con finanziamenti pubblici.Dopo la sua morte, avvenuta nel 1873, le sue seguaci, come Alessandrina Ravizza, continuarono ad aprire scuole e ricoveri per aiutare le ragazze lavoratrici.
Spirito di abnegazione, generosità, sensibilità sono le doti, che mostrano spesso le donne, madri o spose che siano, invece le icone femminili nella storia vengono ricordate soprattutto per la bellezza; la Contessa di Castiglione, per esempio per restare nell’ambito della storia risorgimentale.
La storia ufficiale, quella dei manuali e dei testi accademici, infatti è scritta soprattutto dagli uomini e nel loro immaginario la bellezza femminile, che ovviamente ha pure la sua importanza, mette in secondo piano le altre qualità femminili, come quelle di Laura Solera Mantegazza e di tante italiane.