Renato Guttuso Battaglia al Ponte dell’Ammiraglio 1951
“Risorgere” è ovviamente una parola con un forte connotato religioso in relazione alla resurrezione di Cristo, il Salvatore che riscatta l’umanità dal peccato con la sua passione, morte e resurrezione. La Pasqua che le ricorda è la festività più importante per la Chiesa cristiana. Oltre a essere figlia della Pesach, la Pasqua ebraica che celebrava la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, ha anche antiche radici pagane, le feste legate alla rinascita della natura, a cui la ricorrenza cristiana si è sovrapposta.
Non è una forzatura cogliere questo momento di festività religiosa per estendere laicamente all’ambito della società civile e politica il termine “risorgere”, come d’altronde ci conferma il dizionario Treccani, che tra le accezioni di Resurrezione dà anche quella di “riacquisizione di valori e beni spirituali perduti: rinascita morale di un individuo, rinascita civile di un popolo”. E il Risorgimento non è stato forse la riacquisizione di valori e idealità perdute e la rinascita politica e civile del popolo italiano?
Sono diversi i momenti drammatici della nostra storia in cui il nostro popolo ha saputo risorgere. Dopo le sconfitte del Quarantotto e dopo la fine tragica delle Repubbliche Romana e Veneziana, si arrivò nell’arco di dieci anni alla proclamazione del Regno d’Italia, grazie all’unità di intenti tra repubblicani e monarchici. Quando con Caporetto ci fu il rischio di una disfatta del nostro esercito e della Nazione, l’intero paese, dalle istituzioni ai ceti borghesi e popolari, risorse e si batté fino alla vittoria finale di Vittorio Veneto. Venne poi il Fascismo, che trascinò l’Italia nella tragedia della Seconda Guerra mondiale, ma con la Resistenza gli italiani seppero dare il loro contributo alla riconquista della democrazia; e le forze politiche, anche se profondamente divise sul piano ideale, riuscirono a trovare il terreno comune per varare una Costituzione avanzata e avviare con slancio la Ricostruzione post bellica fino al miracolo economico degli anni ’60.
Dal 1945 l’Italia sta vivendo un lungo periodo di pace, mai vissuto prima (anche se non lontano dai nostri confini rombano i cannoni, né possiamo restare indifferenti all’oppressione di troppi popoli da parte di regimi autocratici e teocratici). Ma in questi ottant’anni di pace abbiamo avuto numerose alluvioni e terremoti, con danni immensi e molte vittime; gli anni tragici del terrorismo rosso e nero; più di recente la grave pandemia che ha causato quasi 80.000 morti; e infine crisi drammatiche sul piano economico e sociale.
Ma anche in questi frangenti gli italiani hanno saputo risorgere, ritrovando il senso di appartenenza alla Nazione italiana, democratica e repubblicana. Certamente non sono mancate ombre e chiaroscuri in tutti questi anni, come le contrapposizioni faziose in politica e i gravi episodi di corruzione del ceto politico e di quello economico, a cui ha fatto però da contrappeso negli ultimi anni la figura del Presidente della Repubblica in qualità di garante delle istituzioni e dell’Unità del Paese.
Molti giovani italiani sono stati spesso presenti nei momenti luttuosi delle alluvioni e dei terremoti, quando sono accorsi in molti da più parti d’Italia a dare conforto e sostegno materiale alle popolazioni colpite, mostrando doti di generosità e di responsabilità, un po’ come i giovani volontari garibaldini durante l’impresa dei Mille.
È questa una risorsa su cui riflettere. Risorgere oggi non significa solo l’assunzione dei doveri e delle responsabilità da parte dei cittadini di fronte a momenti drammatici che vive la loro comunità, ma anche rafforzare ancor di più tutte le forme di volontariato civile, in particolare quello delle giovani generazioni. Una volta la leva militare poteva costituire un momento di formazione anche del loro senso civico e del sentimento di appartenere alla comunità nazionale. Oggi questa opportunità potrebbe essere offerta in maniera non occasionale ai ragazzi e alle ragazze al momento in cui fosse costituito un servizio civile obbligatorio. Sarebbe un antidoto al crescente solipsismo inoculato dai social nei giovani, che potrebbero così sperimentare tutti, e non solo alcuni in occasione di disastri naturali, l’importanza e l’orgoglio di essere utili alla comunità nazionale, di cui fanno parte.
Sergio Casprini
Alluvione Emilia-Romagna maggio 2023. Giovani volontari a Bagnocavallo-Ravenna