L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone Don Milani
Ha suscitato clamore e grande risonanza mediatica la la “Lettera aperta” firmata da quasi 700 docenti universitari e inviata al Governo per chiedere interventi urgenti contro il declino dell’italiano a scuola: alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male , leggono poco e faticano a esprimersi oralmente.
Per i docenti che hanno firmato l’appello sono necessari ed urgenti interventi per correggere la rotta a partire dallo studio dei fondamenti della lingua nei primi anni di scuola e da serie verifiche periodiche dei risultati raggiunti nella conoscenza della lingua in tutto il percorso scolastico.
Nella stampa e alla televisione si è aperto un ampio dibattito con crescenti adesioni all’appello ma anche con reazioni negative ed accuse ai promotori di passatismo, di voler tornare ad una scuola classista ed elitaria.
Rispondendo alle critiche gli estensori del testo dell’appello hanno precisato che la lettera non voleva essere un atto di accusa verso gli insegnanti, né tanto meno una difesa della scuola tradizionale e nozionistica e che invece è un documento progressista e democratico, volendo garantire a tutti gli studenti la conoscenza dell’italiano, come strumento fondamentale di emancipazione sociale, con lo studio rigoroso del lessico, dell’ortografia e della grammatica.
Altrimenti il padrone continuerà a conoscere 1000 parole e l’operaio invece solo 100!
E poi il tema della lingua mette in gioco la stessa identità nazionale di un popolo, infatti l’identità italiana si è formata nei secoli, forgiandosi intorno alla ricchezza delle nostre opere letterarie e filosofiche e quindi l’attuale declino linguistico può comportare anche problemi più ampi di natura identitaria , dalla politica alla cultura del nostro Paese
In Arrival, un film americano di fantascienza, uscito di recente nelle nostre sale cinematografiche dodici misteriose astronavi extraterrestri, soprannominate “gusci” da parte dei militari degli Stati Uniti, appaiono in tutta la Terra. La linguista Louise Banks viene selezionata per far parte di una squadra speciale di esperti istituita per tentare di comunicare con la specie aliena nel sito di atterraggio del Montana. Ha l’incarico di chiedere agli alieni da dove vengano e quali siano le loro intenzioni. Fa parte della squadra anche il fisico teorico Ian Donnelly, che ritiene inutile la presenza dell’esperta linguista, la quale senza alterigia , in modo fermo e sicuro, gli risponde che la lingua è il fondamento della civiltà, il collante che tiene insieme un popolo…
E il collante di un popolo non è solo la lingua, ma anche la memoria storica dei processi politici e sociali che hanno portato alla formazione della Nazione, in cui vive!
Come le altre Nazioni anche l’Italia ha le sue radici e queste appartengono alla sua comunità e alla sua storia civile, custodiscono insieme valori, insegnamenti, errori e malefatte, compongono il patrimonio condiviso di un popolo e rafforzano il sentimento di appartenenza alla Patria, che non è una vuota parola retorica, ma il contenuto di lotte, sacrifici, passioni che dagli anni del Risorgimento è arrivato agli anni della Resistenza e della Costituzione repubblicana.
E purtroppo a scuola negli ultimi anni si sta verificando anche il declino della Storia, come disciplina formativa delle nuove generazioni per acquisire una sicura identità e coscienza nazionale; ne é ulteriore conferma che la Storia verrebbe eliminata dai testi finali che misurano le competenze in uscita degli studenti della scuola di primo e secondo grado a partire dal 2018!
Oggi in Italia è cruciale la questione della rigenerazione della classe dirigente , in anni di crisi della politica, dell’economia e della morale pubblica per offrire ai giovani la speranza di un futuro migliore e restituire l’orgoglio di vivere in una Nazione civile e coesa, e questo problema non trova soluzione nelle campagne moralizzatrici, demagogiche e populiste, promosse da alcuni media e forze politiche, che nei fatti lasciano la società italiana nella sua condizione di incertezza economica, ma soprattutto di povertà culturale.
Salvare la lingua e la memoria storica del nostro Paese a partire dalla scuola può apparire ben poca cosa a fronte delle ricette politico-sociali che ci vengono quotidianamente ammannite, ma sono la garanzia di ritrovare, in tempi certamente non brevi, quell’identità nazionale, quella coesione sociale senza le quali nessun processo di ricostruzione morale e civile può aver successo!
Sergio Casprini