L’antipolitica è una pratica deteriore che mina le fondamenta delle istituzioni. L’idea che una democrazia possa fare a meno dei partiti è terreno fertile per svolte autoritarie…
Il bene costituzionale della cittadinanza si riflette nell’orgoglio per i simboli repubblicani, nella rispettabilità degli organi elettivi, nel prestigio delle istituzioni e nella serietà e dirittura personale di coloro che temporaneamente ne reggono le sorti… Ferruccio De Bortoli Corriere della Sera
In Italia non passa giorno che non scoppi un nuovo scandalo nel mondo della politica e quasi sempre si tratta di casi di corruzione di personaggi importanti delle istituzioni e dei partiti. Di conseguenza aumenta sempre di più il discredito per la classe dirigente presso l’opinione pubblica, cresce l’insofferenza della gente per la politica e non sorprende la nascita di movimenti di contestazione nei confronti dei partiti con punte di qualunquismo e con rivendicazioni giustizialiste.
Ci si dimentica però che è illusorio pensare di raddrizzare il legno storto dell’umanità e chi ha tentato di farlo ha portato, eterogenesi dei fini, ad avventure totalitarie; solo le anime belle possono sognare una società perfetta, non è infrequente infatti trovare scandali e corruzione in momenti storici e politici diversi.
Ai tempi della prima repubblica il democristiano Aldo Moro fu implicato in uno scandalo di tangenti, alla fine dell’800 negli anni dei governi della Sinistra storica il premier Giovanni Giolitti fu costretto alle dimissioni per lo scandalo della Banca Romana e se guardiamo ancor più lontano Pericle, leader dell’Atene democratica del V secolo A.C., fu inquisito per aver sottratto l’oro della confederazione delle città greche per finanziare la ricostruzione dell’Acropoli. Episodi ovviamente da condannare secondo il metro di una corretta ed onesta amministrazione della cosa pubblica, ma nessun storico ha però messo mai in discussione la statura politica di Pericle, Giolitti e Moro.
Oggi invece abbiamo il malaffare e basta a parte alcune lodevoli eccezioni nelle istituzioni, in primis il presidente Giorgio Napolitano.
I partiti però non vanno affossati in una sbornia collettiva di antipolitica, ma vanno invece rifondati nella riscoperta delle ragioni della politica nel senso nobile della parola.
Tra le ragioni ideali di una rifondazione della politica è prioritario per i partiti, nel rispetto della loro autonomia di proposta e di rappresentanza, ritrovare una vocazione nazionale su alcune questioni cruciali: l’economia, il lavoro, la scuola, la politica estera, interpretando in maniera propositiva il bisogno ed l’orgoglio di una Patria comune da parte del popolo italiano, memori di un filo rosso di conquiste e sacrifici che parte dal Risorgimento ed arriva alla Resistenza e alla costituzione della Repubblica.