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Scuola allievi marescialli e brigadieri carabinieri di Firenze

05/08/2016

La Scuola allievi marescialli e brigadieri carabinieri, istituto di formazione dell’Arma, si configura su due sedi: una a Velletri ed una a Firenze. Della sede di Firenze fanno parte la caserma “G. Mameli“, con accesso in piazza della Stazione (numero 7) e in via della Scala, nel sito dell’ex monastero della Santissima Concezione e di una parte del complesso di Santa Maria Novella.

L’edificio si compone infatti di due parti ben distinte: il nucleo più antico è rappresentato dal chiostro trecentesco, detto Chostro Grande, appartenente al convento dei padri domenicani di Santa Maria Novella; la struttura più recente integra il Monastero della  Santissima concezione, costruito nel tardo Cinquecento.

copertina 1Nel 1810 i conventi di Santa Maria Novella e della Santissima Concezione furono soppressi ed adibiti ad uso militare e, con la restaurazione, quest’ultimo divenne educandato femminile. In questa circostanza il restauro e l’adattamento delle strutture viene affidato a Giuseppe Martelli, che realizzò due scale di notevole valore scenografico e l’aula magna. Con l’unità d’Italia, l’edificio ospitò il Ministero dei lavori pubblici, la corte di Cassazione e la direzione del Lotto. A seguito del trasferimento della capitale a Roma le strutture vennero liberate; parte di esse tornarono ai monaci domenicani, mentre il chiostro Grande e gli ambienti ad esso annessi vengono occupati dal Collegio Militare (1874).

Agli inizi del Novecento parte del convento venne occupato dal  Museo del Risorgimento mentre la porzione su via della Scala fu destinata a liceo.

Il complesso fu adibito a sede della scuola per sottufficiali dei Carabinieri e venne istituita con decreto luogotenenziale n. 1314 del 5 ottobre 1916 al fine di “abilitare alla promozione a vice brigadiere gli appuntati ed i carabinieri”; prese il nome di “Scuola allievi sottufficiali carabinieri” ed entrò in funzione il 5 gennaio 1920. L’apertura di via Santa Caterina da Siena comportò la distruzione del lato ovest del fabbricato, successivamente ricostruito su progetto dell’architetto Aurelio Cetica.

La scuola cambiò nuovamente nome in “Scuola centrale carabinieri reali” con il Regio Decreto n. 742 del 18 marzo 1928 “in considerazione che la Scuola allievi sottufficiali carabinieri svolge anche corsi di abilitazione per gli ufficiali”. Vennero così istituiti in quella sede i corsi di formazione per gli ufficiali dell’Arma, sino al 1º novembre 1952, data in cui venne istituita la Scuola Ufficiali a Roma.

Nel 1939 l’amministrazione fiorentina decise di ripristinare il complesso: la grande aula dormitorio attigua al Chiostro Grande fu restaurata e trasformata in mensa ed i locali già adibiti a museo del Risorgimento utilizzati come dormitori e sale ritrovo; nel nuovo fabbricato trovarono finalmente sede tutti gli uffici del comando.

Le demolizioni iniziarono nel novembre del 1937. Benché la delibera per la costruzione di una nuova sede fosse del 21 ottobre 1938, i progetti di Cetica erano già compiutamente definiti nel maggio dello stesso anno. Il progetto fu approvato nel marzo del 1939 ed il cantiere avviato nel giugno successivo. L’edificio fu collaudato nel giugno del 1940. Un anno dopo (17 giugno 1941) l’architetto Cetica ricevette l’incarico di effettuate alcune modifiche sull’immobile; l’edificio fu finalmente inaugurato nell’agosto del 1941.

Nel 1952 la scuola prese il nome di “Scuola sottufficiali carabinieri” con circolare del comando generale dell’Arma n. 870/31 del 1º novembre. L’aumentare delle esigenze di sicurezza del paese, e il relativo ridimensionamento dell’organico, in costante aumento, portarono l’Arma a suddividere l’attività di formazione in due anni, affidando il primo periodo formativo a una nuova sede, mantenendo il secondo anno a Firenze.

 

L’ex Scuola marescialli resta vuota: c’è un rebus per il sindaco di Firenze Nardella

Claudio Bozza  Corriere Fiorentino 28 luglio
Cala il sipario su quasi cento anni di storia, ma ora Palazzo Vecchio non ha la minima idea su come riempire i 17 mila metri quadrati della Scuola marescialli di piazza Stazione. Qui sono usciti graduati almeno ventimila carabinieri: una funzione prestigiosa e operativa, che ha fatto vivere uno degli immobili più prestigiosi della città. Una sintesi perfetta, frutto della fusione tra i nuclei trecenteschi e cinquecenteschi che facevano parte del convento di Santa Maria Novella e quello ottocentesco, realizzato per funzioni militari.
Ma oggi? Dopo un passato radioso, c’è il rischio assai concreto di trovarsi con un maxi contenitore vuoto, per di più davanti alla stazione, punto strategico della città. Eppure a Palazzo Vecchio sapevano da tempo che, a settembre e dopo anni di ritardi tra paralisi urbanistiche e inchieste giudiziarie, la Scuola marescialli si sarebbe trasferita nel discusso monolite di cemento armato costruito nella piana di Castello. «La inaugureremo il 22-23 settembre — aveva detto un mese fa il premier, a Sesto Fiorentino per chiudere la campagna elettorale del Pd — Sì, lo so, è brutta ma non è colpa nostra. Né mia, né di Nardella», ricordando poi che da sindaco avrebbe voluto «demolirla con le ruspe». Ironia della sorte, visto che adesso toccherà proprio a lui inaugurarla, ma da presidente del Consiglio.
Bruttezza a parte, però, lo storico edificio affrescato di piazza Stazione adesso rimarrà vuoto per mancanza di programmazione, ma soprattutto di idee adeguate e sostenibili. Il sindaco Nardella era convinto che nella vecchia Scuola sarebbe potuta nascere una grande cittadella della Scienza, riunendo in un unico immobile tutti i piccoli musei a tema frammentati in città: il Planetario, il museo Galilei, la Specola, il museo della Medicina a Careggi e quello della Medicina militare in via Venezia, solo per fare alcuni esempi. «Qualcosa di paragonabile allo Smithsonian statunitense, alla Villette di Parigi. Possiamo realizzare il più grande museo della scienza d’Italia, e tra i primi in Europa unendo astronomia, scienze naturali, biologia, medicina, antropologia. È una sfida coraggiosa, che ci impone di alzare lo sguardo», si era lanciato il sindaco in un’intervista a Repubblica nel luglio dello scorso anno. Da allora è passato un anno, e quel progetto è suonato il de profundis. Due i motivi: costi troppo alti (sarebbero serviti almeno 100 milioni di euro), ma soprattutto quel piano avrebbe lasciato a sua volta un sacco di buchi neri medio-grandi a giro per Firenze.
Da quell’annuncio di Palazzo Vecchio è passato un anno preciso, ma siamo all’anno zero. La parte sinistra della vecchia Scuola marescialli (per chi guarda con alle spalle la stazione) tornerà ai frati domenicani di Santa Maria Novella. Il resto tornerà nelle mani del Comune, che però non sa proprio che farci. «A settembre daremo una svolta, vedrete», rilancia Nardella. Trovare una grande idea per riempire quei 17 mila metri quadrati non sarà facile. Ma Palazzo Vecchio dovrà provarci, per evitare che la lista dei “buchi neri” in città si allunghi. Il caso irrisolto più eclatante è quello dell’ex convento di Sant’Orsola nel quartiere di San Lorenzo, da decenni abbandonato dopo il naufragio di numerosi bandi pubblici. E poi c’è il mega cratere di viale Belfiore, dove l’hotel disegnato da Jean Nouvel (che poi ritirò pure la firma) non è mai stato realizzato. Senza dimenticare l’ex Tribunale di piazza San Firenze, dove non tutti sono pronti a scommettere sul successo della scuola per artisti voluta da Franco Zeffirelli, e pure i gioielli nel parco di San Salvi, in parte vuoti, in parte occupati dagli anarchici
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