“Fare un Quarantotto” è un modo di dire che indica il crearsi di confusione e scompiglio. Deriva dai moti che sconvolsero l’Europa nell’anno 1848 e coinvolsero anche la nostra penisola, con l’inizio delle battaglie decisive del Risorgimento Italiano. Videro protagonisti tanti uomini e donne che si riunirono sotto un ideale di libertà. Fu la nostra prima guerra d’indipendenza. La meno fortunata, forse. Senz’altro la più eroica. Tale da innescare quel processo infine sfociato nella nascita di uno Stato italiano unitario e sovrano.
Il Comitato Valdarnese per la Promozione dei Valori Risorgimentali, la sezione editoriale del Varchi Comics e Big Ben Studio si sono uniti per realizzare questa splendida antologia a fumetti, che s’intitola Siamo figli della libertà. Tutte storie vere, eroicamente e tragicamente vissute, ricostruite minuziosamente sulla base di ricerche d’archivio e consultazione di numerosi documenti dell’epoca. Una testimonianza di come, anche dal Valdarno Superiore, soldati e volontari imbracciarono le armi durante l’epopea risorgimentale per liberare l’Italia, darle unità e indipendenza nazionale. Si tratta di un unicum nel suo genere. Un modo nuovo per divulgare la nostra storia anche presso le generazioni più giovani, studenti e non solo, bisognose oggi più che mai di recuperare la conoscenza del passato, delle vicende che hanno forgiato quella madrepatria che non possono continuare ad abitare nell’inconsapevolezza e nell’indifferenza. Pena il venir meno di qualsiasi governo. Questo potrà anche imporsi, ma non godrà di fiducia, se di fronte ha una comunità disgregata e disciolta nei mille rivoli dei particolarismi locali e individuali. Senza identità condivisa, nessun futuro nazionale può essere costruito. Mancano le basi, ampie e solide.
Danilo Breschi ha firmato l’introduzione al fumetto (Siamo figli della libertà, a cura di Francesco Benucci e Gianluca Monicolini, Phasar Edizioni, Firenze 2022, pp. 112, € 14,00. Disegni di Gianluca “Borg” Borgogni, Alessando De Col, Samuele Frattasio, Davide Landi, Caterina Mendolicchio, Elisabetta Simonti, Francesco “Frenks” Tassi. Sceneggiature di Francesco Benucci, Alessandro Bighellini, Alessandro De Col, Gianluca Monicolini, Corinna Pieri, Lorenzo Rotesi, Francesco “Frenks” Tassi). Per gentile concessione dell’Autore ne riproduciamo qui di seguito il testo
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“Loro credevano e per la libertà combatterono”: storie di umili eroi della libertà, esempi di vera amicizia
Danilo Breschi
L’epica, questa sconosciuta. Anzi, rimossa. Una visione epica degli eventi storici è, a suo modo, una visione religiosa del mondo. Religiosa nel senso che mostra sia quanto l’essere umano possa farsi grande sia quanto questa sua grandezza sia autentica e feconda se e solo se la sua azione entra in sintonia con qualcosa di ancor più grande, che è al contempo istanza prima ed ultima. Si tratta delle forze che muovono la storia in senso edificante, costruttivo e migliorativo. Cos’è migliore? Cos’era tale per i giovani uomini e le giovani donne che, dal Valdarno superiore così come da ogni parte della penisola, talora rientrando da esili politici che li avevano costretti all’estero, si fecero militi volontari per l’unità e l’indipendenza dell’Italia?
Essere migliori significava per loro diventare più uniti e finalmente indipendenti, ossia liberi. Quel di più poteva darlo solo l’edificazione di uno Stato nazionale. Molti di quei volontari pensarono pure che la futura comunità politica nazionale dovesse avere forma repubblicana, affinché quell’unità e quella libertà trovassero concretezza e stabilità garantite per tutti da una costituzione.
Repubblica Romana. Attacco del 30 aprile (Museo Centrale del Risorgimento, Roma)
Nell’epopea risorgimentale, che non terminò nel 1861, una tappa luminosa fu la breve ma intensa esperienza della Repubblica romana del 1849. La Costituzione che ne scaturì fu un modello che ispirò persino le democrazie del secolo successivo. Fu la primavera della cittadinanza italiana ed europea.
Grazie alla passione per la storia e al talento per il disegno è nato un sodalizio di valdarnesi fiorentini e aretini, di nascita o acquisizione, che riporta alla luce dieci storie di alcuni e alcune, fra i molti e le molte, che contribuirono ad un’Italia una e indipendente. Militi volontari che è tempo di far transitare dallo status di ignoti a quello di noti, anzi famosi. Esempi di cui i giovani e le giovani di oggi, a quasi due secoli di distanza, possono andar fieri come italiani, come italiane. Ribadisco questo duplice riferimento di genere non per ossequio ad una stucchevole e talora ipocrita political correctness. Ribadisco perché proprio le vicende storiche messe magnificamente in scena dalle tavole illustrate di questo libro ci dicono di quante donne, giovani o meno, aristocratiche o popolane, s’impegnarono attivamente per la causa dell’Italia una e indipendente. Un impegno d’arme, di lingua, di sangue e di cuore. Combatterono di penna e persino di spada, o moschetto.
Di un po’ di eroi, quel tanto che basta, c’è sempre bisogno. E comunque in certi periodi della storia di un popolo è necessità indubbia, salutare. Eroe inteso come colui che si fa coraggio, si eleva al rango di coraggioso. E qui ci sovviene e conforta la lezione degli antichi. Nella sua Etica al figlio Nicomaco Aristotele ci insegna che «i coraggiosi agiscono per amore del bello, e l’impulsività coopera con loro; le bestie, invece, agiscono per il dolore, per il fatto di essere state colpite o spaventate».
Copia romana in Palazzo Altemps a Roma del busto di Aristotele di Lisippo
E i Greci sapevano che il bello in senso proprio è anche il vero e il bene. Coincidono. Un’estetica non disgiunta dall’etica e dalla verità (storica) troverete perfettamente tradotta nelle tavole illustrate e sceneggiate con passione e talento.
Resterete avvinti dalle storie di questi umili eroi della libertà, esempi anche di cosa significhi essere veri amici. C.S. Lewis descrisse l’amicizia come quel legame affettivo che nasce quando una persona dice ad un’altra: “Cosa? Anche tu? Credevo di essere l’unico”. È scoprire la condivisione, in questo caso di un’idea alta e nobile perché rende la vita cosa degna, e dunque non più cosa, ma fuoco ardente. Fuoco che è logos. Sin dalle origini, pensate ad Eraclito, si è umani a pieno titolo se svegli e non dormienti. Solo chi è sveglio può intendere la verità, la struttura del mondo. Solo da svegli è meno difficile distinguere il bene dal male, ciò che rispetta e accresce la struttura intima e ultima del mondo da ciò che la ferisce e distrugge. Rendersi degni e diffondere tra il popolo il desiderio di dignità vuol dire combattere l’umiliazione, disdegnarla per sé e per gli altri. Questo il compito, tanto scomodo quanto esaltante, che vollero accollarsi i protagonisti delle storie qui poeticamente illustrate.
So bene quanta sete di combattenti per il bene della libertà e della giustizia scorra nelle vene dei giovani italiani ed europei di oggi. Se dormono, o così pare, è solo perché, sin da piccoli, sono stati imboccati con dosi massicce di cinismo e nichilismo. Non c’è più nulla per cui svegliarsi e drizzarsi, perché nulla vale una tale pena. Meglio dunque dormire. Così è stato tramesso dagli adulti di ieri e di oggi, a parole o con gesti, e molte omissioni. Poi, una sera, ti sorprendi a vedere frotte di ragazzini a far la coda al botteghino per l’ultimo film della saga degli Avengers o di Hunger Games (dove, peraltro, l’eroe è una ragazza che impugna le armi in nome della libertà). E allora cosa c’è di meglio, genitori e insegnanti, cosa di più coerente con il vostro ruolo e la vostra missione, se non prendere questo libro e regalare le sue immagini e storie di giovani eroi ai vostri figli e ai vostri studenti