LETTERE al Corriere della Sera 23 novembre 2023
Caro Aldo, come non essere d’accordo con le tue riflessioni su Garibaldi. Presentando il mio libro, «Il cammino dell’eroe», sulla nostra ricostruzione della ritirata da Roma (una camminata di 630 km), ho incontrato soprattutto scetticismo e incomprensione; è stata una delle esperienze più deludenti della mia vita di scrittore. A parte Garibaldi stesso, anche l’idea di nazione sembra destare solo noia. Tim Parks
Caro Tim, Il suo bel libro ricostruisce una grande epopea italiana: il viaggio di Garibaldi da Roma, arresasi ai francesi, per raggiungere Venezia, che ancora resisteva agli austriaci. L’aiuto di San Marino, allora unica Repubblica in territorio italiano; la morte di Anita nelle Valli di Comacchio; la fuga dagli austriaci, che lo volevano morto, e dagli stessi Savoia, che lo volevano in carcere…Lei, gentile Parks, da straniero che ama l’Italia fatica a credere che gli italiani amino così poco la storia della loro nazione, e in particolare della sua nascita. È mortificante in effetti pensare come tanti compatrioti siano inconsapevoli di quale straordinaria impresa sia stata il Risorgimento, quando i nostri antenati si ribellarono all’esercito considerato più forte d’Europa, quello austriaco, che mandava i patrioti sulla forca. Milano, Brescia, Vicenza, Padova, Venezia: quasi tutte le grandi città del Nord insorgono. Ma le prime erano state Messina, Palermo, Napoli: esiste anche un Risorgimento del Sud, cancellato dal mito neoborbonico, che si ammanta anche di un grande equivoco.
Smontare la leggenda del «buongoverno» borbonico non significa essere contro il Sud. I Borbone non erano una monarchia napoletana o siciliana ma straniera. Sono una parentesi nella storia del Mezzogiorno. Napoli, città greca, è forse più antica di Roma. I cannoni dei Borbone non erano puntati verso il mare ma verso la città, per tenere sotto tiro il popolo. I siciliani ai Borbone furono fieramente avversi. Non erano meridionali gli eroi della Rivoluzione del 1799? Non erano calabresi i martiri di Gerace? Se il regno dei Borbone fosse stato così solido, amato, popolare, e se non si fosse in realtà retto sulla potenza austriaca sconfitta a Solferino e San Martino, sarebbero bastati mille volontari a farlo crollare? La guerra civile che si combatté dopo il Risorgimento non fu una guerra tra il Nord e il Sud, ma tra la borghesia meridionale che difendeva l’unità e l’alleanza reazionaria tra briganti in senso tecnico e nostalgici del potere temporale del clero e dell’Ancien Règime delle forche e dell’assolutismo.
E Napoli nel referendum del 1946 votò in massa per i Savoia. I Borbone non sono il Sud, e il Sud non è i Borbone. Aldo Cazzullo