Le immagini del terremoto, che sta mettendo a dura prova le genti dell’Emilia, sono state viste da alcuni media come metafora della condizione politica-economica dell’Italia. Le macerie delle case, dei capannoni, delle chiese e dei monumenti rappresenterebbero in chiave simbolica le macerie dell’Italia degli scandali, del discredito dei partiti, del degrado morale del ceto politico ed industriale, di un paese insomma senza futuro. Senza voler negare la situazione drammatica dei terremotati, senza casa, senza lavoro e in più sotto la spada di Damocle di scosse sismiche che non cessano, ci sembra azzardato e non pertinente fare confronti tra cataclismi naturali , in cui l’uomo misura tutta la sua impotenza a prevenirli, e la crisi della società italiana, che invece, seppure non in breve tempo, può essere invece risolta.
Anzi nel dramma, nel dolore gli italiani hanno mostrato come in altre emergenze tragiche di sentirsi una comunità nazionale solidale: a partire dai vigili del fuoco e dagli uomini della Protezione civile fino alla capillare rete di volontariato presente in tutte le regioni italiane si è messa in moto una gara di solidarietà reale per sostenere materialmente la popolazione emiliana e condividere la fatica della ricostruzione. Un esempio tra i tanti: il giovane dell’Aquila che è accorso nei luoghi del sisma, dichiarando che era il minimo che poteva fare a fronte dell’aiuto ricevuto dai volontari emiliani l’anno del terremoto in Abruzzo.
A maggior ragione è pretestuosa, ipocrita e demagogica la polemica sulla Festa della Repubblica il 2 giugno ed ha fatto bene il presidente Napolitano a dichiarare che la celebrazione del 2 Giugno non era una cerimonia esteriore, ma un segnale importante di coesione nazionale e che più che mai in questi giorni di lutto doveva esser dato.
Gli italiani, benché qualcuno pensi il contrario, vogliono stare insieme, commuoversi ed essere felici insieme, vogliono appartenere ad una nazione che, nonostante le macerie simboliche o reali del loro Paese, amano profondamente, rassicurati dalle giuste parole del loro presidente.