A Firenze il 20 settembre ogni anno le associazioni ed i partiti di ispirazione laica e radicale si ritrovano a commemorare in Piazza dell’Unità la Breccia di Porta Pia, con discorsi e la deposizione di una corona d’alloro sul basamento dell’obelisco eretto in memoria delle battaglie risorgimentali per l’Indipendenza e l’Unità dell’Italia.
E ogni volta risuonano accenti anticlericali come se fossimo ancora ai tempi del sillabo e di Pio IX, quando da tempo la Chiesa di Roma ufficialmente riconosce i principi democratici e repubblicani dello Stato Italiano e della sua Carta Costituzionale, senza alcun rimpianto per il passato potere temporale. D’altronde lo stesso Stato repubblicano, recependo in Costituzione i patti Lateranensi, al di là del giudizio storico e politico che se ne può dare, ha voluto riconoscere i valori e le radici del cristianesimo prima e del cattolicesimo poi come fattori costitutivi della storia del nostro Paese.
Quindi sarebbe auspicabile che le prossime celebrazioni del 20 settembre vedessero assieme laici e cattolici in una condivisione della memoria storica che ha visto la nascita della nazione italiana.
Se dunque appare decisamente anacronistico insistere oggi su polemiche di sapore ottocentesco, non si può però non essere preoccupati per la presenza ancora pervasiva della Chiesa cattolica nella società civile, come se per essa la distinzione tra sfera religiosa e profana valesse solo nell’ambito politico e non nella dimensione sociale, investita anch’essa ormai da molto tempo dai processi di secolarizzazione.
In questo senso, la discussione e le polemiche sulla presenza dei crocifissi nelle scuole italiane e sulle benedizioni pasquali nelle aule scolastiche non sono in questo caso una riedizione delle battaglie massoniche e laiciste di due secoli fa, sono invece la riaffermazione di principi di libertà e di tolleranza per tutti, credenti o no, e pertanto il programma cavouriano Libera Chiesa in Libero Stato mantiene intatta ancora oggi la sua validità.