Villa Bardini, già villa Manadora, si trova sulla costa San Giorgio 2 a Firenze. Oggi è un centro espositivo che ospita mostre temporanee, il Museo Capucci ed il Museo Annigoni.
Lo scenografico giardino della villa è oggi visitabile a parte con lo stesso biglietto del Giardino di Boboli.
L’originaria Villa Manadora venne costruita nella prima metà del Seicento su progetto dell’architetto Gherardo Silvani. Il nome derivava da quello del committente, Francesco Manadori. Il giardino della villa, abbellito da sculture, sfruttava il declivio della collina con numerosi punti panoramici sulla città di Firenze, in particolare verso la zona di Santa Croce ed il sottostante quartiere di San Niccolò.
Nell’Ottocento Giacomo Le Blanc venne in possesso della villa e trasformò il parco in un giardino all’inglese, con boschi, vialetti tortuosi, statue e fontane. Risalgono a questo periodo la Kaffeehaus con grotta, ancora esistente.
All’inizio dell’Ottocento la tenuta venne acquistata dai Mozzi, proprietari anche, poco più a valle, di palazzo Mozzi con il relativo giardino confinante con questa proprietà. Non vennero però ancora intrapresi sostanziali lavori di modifica, mantenendo il carattere peculiare di ciascuna zona. Nel corso dell’Ottocento alcune relazioni testimoniano come la proprietà incorresse in un inesorabile declino, con una sempre maggiore sensazione di abbandono e con le pessime condizioni dell’impianto idraulico nella zona superiore. Con l’estinzione della famiglia, nel 1880 i principi austriaci zu Carolath-Beuthen acquistarono la proprietà, arricchendo il giardini di alcuni dettagli secondo la moda vittoriana.
Nel 1913 il complesso del Palazzo Mozzi, della Villa Manadora, del giardino barocco e all’inglese, oltre ad alcuni terreni agricoli, vennero acquistati dall’antiquario Stefano Bardini, il quale diede il via a una serie di grandi rinnovi e modifiche, in quella che fu la stagione più intensa del complesso. Costruì un viale per raggiungere la villa e sacrificò i giardini murati di impianto medievale che ancora esistevano, mentre gli edifici sulla Costa San Giorgio venivano unificati in quella che sarà chiamata semplicemente Villa Bardini.
Alla morte di Stefano, la proprietà passò al figlio Ugo. Con la morte di Ugo Bardini, senza eredi (1965), iniziò un lungo iter burocratico sull’eredità, conclusasi solo nel 1996 grazie all’interessamento di Antonio Paolucci, allora Ministro per i Beni Culturali, che fece adempiere alle condizioni del defunto il quale aveva destinato le sue proprietà alla città di Firenze. Dopo vari anni di incuria e abbandono, la villa è stata completamente ristrutturata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e riaperta al pubblico nel 2006, con uno spazio per esibizioni temporanee al pian terreno. Successivamente sono stati aperti anche il Museo Roberto Capucci ed il Museo Annigoni, un ristorante e uno spazio per mostre di arte contemporanea.
La villa dispone di sessanta tra stanze e saloni, per una superficie totale di 3800 metri quadrati su quattro livelli. Oltre alle sedi espositive, la villa ospita anche gli uffici della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e la Società Toscana di Orticoltura, oltre a spazi per convegni, servizi ristorativi e accessori.