Pubblichiamo volentieri l’intervento di Giorgio Ragazzini e la risposta di Adalberto Scarlino in merito all’editoriale di maggio , scritto come tutti gli editoriali mensili dal direttore Sergio Casprini, editoriale in cui si valorizzano allo stesso modo le ragioni ideali dei volontari toscani che combatterono a Curtatone e Montanara e quelle che mossero gli interventisti nel maggio del 1915 contro i neutralisti ed il governo italiano che non si decideva a dichiarare guerra all’Austria.
Carlo Carrà Manifestazione interventista 1914
Al direttore
A proposito dell’editoriale sulle Radiose giornate di maggio, secondo me non è possibile darne un giudizio senz’altro positivo e addirittura da commemorare come momento fondamentale della storia patria. Non parlo dell’interventismo e tanto meno di quello democratico, ma quelle giornate, che vennero dopo un lungo dibattito nel paese che era diviso a metà e con in carica un parlamento in prevalenza neutralista, furono fortemente segnate da manifestazioni cariche di minacce verso i neutralisti, con in testa l’odiato Giolitti, che D’Annunzio invitava ad uccidere chiamandolo “boia labbrone”, con il questore che dichiarava di non poter garantire la sua incolumità, con la folla che invase la Camera intimidendo i deputati, tanto che Nitti, anni dopo, ne parlò come un’occasione in cui lo Statuto fu violato e la libertà conculcata. Insomma, niente che si possa mettere sullo stesso piano di Curtatone e Montanara.
Naturalmente questo non modifica il mio apprezzamento per l’efficace impegno e la passione con cui il Comitato Fiorentino per il Risorgimento ha contribuito a valorizzare la storia risorgimentale.
Giorgio Ragazzini
Al direttore
Nell’editoriale è stata collegata con chiarezza la retorica dannunziana
( violenta e volgare nella fattispecie del 1914/1915 ) a quella, successiva
del regime. Giorgio Ragazzini fa bene ad evidenziare le differenze
fra la situazione e il clima del 1848 e quella del 1915.
Resta il fatto che le motivazioni ideali – e le convinzioni – delle migliaia e
migliaia di giovani ( e meno giovani, perché c’è chi chiese di partire
per il fronte cinquantenne o sessantenne ) volontari nella grande guerra
furono motivazioni di derivazione risorgimentale . E questo mi pare che anche
Ragazzini lo ammetta, riconoscendo il valore dell’irredentismo,
dell’interventismo democratico. Sul tema esiste – tra i tanti – il capolavoro
di Adolfo Omodeo, ” Momenti della vita di guerra , dai diari e dalle lettere
dei Caduti, Laterza 1934 e poi Einaudi, 1968.
Grandi liberali come Giolitti e Croce erano favorevoli alla neutralità.
Circa trecento parlamentari fecero avere allo stesso Giolitti i loro
biglietti da visita , in segno di vicinanza di fronte agli attacchi sguaiati
di nazionalisti e futuristi ; ma non andarono molto oltre.
Adalberto Scarlino