Piazza della Repubblica 13/14r Firenze
Il caffè storico-letterario “Giubbe Rosse” è uno dei più noti Caffè storici italiani, un crocevia della letteratura, dell’arte e della cultura del ‘900
Alla fine dell’Ottocento l’amministrazione comunale di Firenze decise di radere al suolo l’antico quartiere del Mercato Vecchio, per far posto ad una nuova piazza dedicata a Vittorio Emanuele II (oggi piazza della Repubblica) ed in quella piazza fu aperto nel 1896 il Caffè-Birreria dei fratelli Reininghaus, poi successivamente chiamato le Giubbe Rosse dal nome del colore delle nuove giacche dei camerieri quando nel 1910 un cambio di proprietà lo ristrutturò in stile liberty, tanto che i fiorentini, trovando difficoltà nel pronunciare il nome straniero del caffè, preferivano dire: “andiamo da quelli delle giubbe rosse”.
All’inizio era un circolo scacchistico dove si narra sia passato Vladimir I.Lenin appassionato della scacchiera, ed anche poeti ed intellettuali tra i quali Gordon Craig, Andrè Gide, Medardo Rosso.
Nel 1913 divenne sede fìssa dei futuristi fiorentini, trasformandosi in luogo di incontro per letterati e artisti italiani e stranieri.Fu teatro per esempio della rissa tra i futuristi milanesi di Marinetti e gli artisti fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce, sulla quale Ardengo Soffici pubblicò un articolo che attaccava i rivali futuristi. Dal 1914 che vide gli intellettuali dividersi tra interventisti e pacifisti si passò al ventennio in cui la libertà culturale era controllata da un regime autoritario; esempio ne è una copia della bella fotografia di Cartier-Bresson che presenta Piazza Vittorio in quegli anni desolatamente vuota.
In quegli anni alle “Giubbe Rosse” frequentatori insigni divengono Giuseppe De Robertis, Eugenio Montale, Umberto Saba, Carlo Emilio Gadda, Bonaventura Tecchi, la rivista di riferimento è appunto “Solaria” con Alessandro Bonsanti, Alberto Carocci ed altri che al Caffè tengono la redazione del periodico.
In continuità con il periodo precedente prende il via la Stagione dell’Ermetismo con la rivista “Frontespizio” nel ’31 e “Letteratura” nel ’37 e le presenze di Carlo Bo, Mario Luzi, Tommaso Landolfi, Oreste Macrì.
Nel ’38 esce la rivista “Campo di Marte” che elegge anch’essa il locale a proprio luogo di redazione con Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Pieto Bigongiari, Alessandro Parronchi.
Nel periodo dell’Ermetismo in cui Montale fu indotto a rassegnare le dimissioni dal Gabinetto Scientifico-letterario ‘Vieusseux’, le tradizionali giubbe rosse dei camerieri vennero sostituite da giacche bianche. Durante la guerra di liberazione il locale divenne base di frequentazione delle truppe alleate.
Al termine del secondo conflitto mondiale i camerieri indossano nuovamente le giubbe rosse e riprende la frequentazione del locale sia da parte degli intellettuali degli anni 30 che da altri come Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Luciano Guarnieri e Antonio Bueno.
Termina alla metà del 900 quello che può essere indicato come il periodo d’oro delle Le Giubbe Rosse; Firenze, anche per lo spostamento di importanti iniziative editoriali verso Milano e Roma, non è più il principale luogo di riferimento, il Caffè perde il ruolo di casa dei letterati.
Il 21 dicembre 2018 il Tribunale di Firenze dichiara il fallimento della società che gestisce il locale con conseguente rischio di chiusura dello storico caffè.