In un saggio del 1920 L’estremismo, malattia infantile del comunismo Lenin attaccava i critici del Bolscevismo, i quali affermavano di essere ancora più di sinistra rispetto ai bolscevichi, accusati nella loro azione politica di eccessivo pragmatismo e di cedimento ai principi del comunismo nei momenti drammatici della nascita dell’Unione Sovietica dopo la Grande Guerra.
Negli ultimi anni in alcune nazioni europee, in particolare in Francia ed in Italia è nato e si è progressivamente affermato un movimento politico populista, definito sovranismo che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali, soprattutto economiche e finanziarie delle Istituzioni dell’Unione europea, dal Consiglio dei ministri di Bruxelles al Parlamento di Strasburgo.
Il Sovranismo non ha certo nulla a che vedere con il comunismo di Lenin, che si fondava sui principi dell’internazionalismo proletario e della lotta di classe, ma ha lo stesso retroterra politico delle ideologie otto-novecentesche e nel caso del Sovranismo quella nazionalista, l’insieme di idee, dottrine e movimenti che sostenevano l’importanza del concetto di identità nazionale di una collettività, ritenuta depositaria di valori tipici e consolidati del patrimonio culturale e spirituale di un popolo.
In Italia dal 1870 in poi con il sociologo Vilfredo Pareto, l’ideologo Alfredo Oriani, il poeta D’Annunzio, la rivista La Voce di Prezzolini e di Papini, nella temperie culturale europea della crisi del Positivismo si affermarono istanze idealistiche, irrazionali e nazionaliste, fortemente critiche nei confronti della vita politica con le sue classi dirigenti, i suoi partiti, le sue procedure parlamentari, auspicando una mobilitazione delle energie morali del paese per stare al passo con le altre nazioni europee ed iniziare una nuova era di potenza e prestigio italiano nel mondo.
E quindi il nazionalismo italiano fu colonialista, interventista nella Grande Guerra e poi fascista.
Non va dimenticato però che questo movimento politico nato alla fine dell’Ottocento fece parte della storia del Risorgimento italiano e pur nei suoi esiti tragici non venne mai meno ai valori e alle idealità della Patria ed in nome di essa molti nazionalisti combatterono e morirono.
Non sorprende quindi che Alfredo Oriani con il suo libro La rivolta ideale affascinasse persino Gramsci e Gobetti e venisse poi rivalutato da Spadolini come uno dei protagonisti del Risorgimento!
Il Sovranismo populista oggi della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia della Meloni sono invece una deformazione caricaturale di quel momento storico, una patologia senile senza alcun aggancio reale con i valori risorgimentali, anzi con la grave colpa di avere mistificato il senso e l’identità della nazione, per cui essa da elemento vivo costitutivo del modo d’essere e di pensare della intera classe dirigente e dei giovani italiani, nella scuola e nella società, è divenuta solo strumento di manipolazione demagogica in mano ai sovranisti.
Ernesto Galli della Loggia in un recente editoriale sul Corriere della Sera ha scritto: …All’inganno nazionalistico che incalza e che cresce non vale opporre la speranza sbiadita e senza voce, il disegno dai contorni tuttora imprecisi e imprecisabili, del progetto europeistico. Va opposta prima di ogni altra cosa, in tutta la sua forza storica, la cultura della nazione democratica. Che più volte, ricordiamo anche questo, ha dimostrato anche di sapere aprirsi al mondo superando i confini della propria patria con la sua carica emancipatrice volta all’umanità.
Con una solida cultura della nazione democratica si può allora rispondere agli inganni nazionalistici dei sovranisti e dei populisti e riaffermare quindi un autentico sentimento di Patria per i cittadini italiani, uomini e donne, giovani e vecchi con l’orgoglio della propria specifica storia ed in un fecondo confronto con le altre nazioni europee.
Sergio Casprini