«Indipendenti sempre, isolati mai»: questo il suo motto perseguito con lucida coerenza
Arturo Colombo Corriere della Sera, mercoledì 26 novembre
«Indipendenti sempre, isolati mai». Questo è il motto perseguito con lucida coerenza da Emilio Visconti Venosta durante tutta la sua lunga attività di ministro degli Esteri dell’Italia liberale. Nato a Milano da un’illustre famiglia valtellinese nel gennaio del 1829, morì a 85 anni il 28 novembre del 1914, esattamente un secolo fa, dopo una vita che fin da giovane lo aveva visto prendere parte alle cospirazioni anti-austriache e alle Cinque giornate di Milano.
Aveva conosciuto Mazzini e ne rimane seguace fino al 1853, quando si oppone ai moti milanesi del 6 febbraio. Poi, rifugiatosi a Torino, viene a contatto con Cavour, che nel 1859 lo nomina commissario regio delle truppe garibaldine durante la Seconda guerra di indipendenza. L’anno dopo Cavour lo manda a Napoli, per preparare l’arrivo di Garibaldi. Sempre nel 1860, Visconti Venosta viene eletto per la prima volta deputato nel collegio di Tirano.
Fondamentale è l’attività di governo da lui svolta come ministro degli Esteri, chiamato per la prima volta nel marzo del 1863 dal presidente del Consiglio, Marco Minghetti. Allora Visconti Venosta ha poco più di 34 anni e dà subito prova di grande capacità politica. «Non si poteva parlar meglio – dirà di lui Minghetti —, con più senno, garbo, modestia, ardire, ad un tempo. La Camera ne fu incantata, il ministero è assicurato, ed io lodato nell’ardire».
Come uomo di governo Visconti Venosta accentua quella che è stata giustamente definita «la vocazione europeistica e occidentale del nostro Paese». E la sua coerenza fa sì che l’incarico di ministro degli Esteri gli venga rinnovato fino al marzo del 1876, quando si verifica la «svolta parlamentare», con la nuova esperienza governativa della Sinistra di Agostino Depretis.
Con Visconti Venosta ministro, il nostro governo affronta la cosiddetta «questione romana», con la Convenzione di settembre del 1864, e la conclude il 20 settembre del 1870, quando le nostre truppe entrano a Porta Pia. Non solo: convinto «conciliatorista», Visconti Venosta cercherà di instaurare rapporti più sereni fra lo Stato italiano e la Chiesa di Roma, garantendo l’indipendenza e autonomia della Santa Sede.
Dopo l’arrivo al potere della Sinistra, per un ventennio Visconti Venosta rimane lontano da ogni attività governativa. Ma nel luglio del 1896 torna ministro degli Esteri nel governo Di Rudinì; e continuerà a esserlo anche con Pelloux e Saracco, fino al febbraio del 1901.