L’ex scuola carabinieri sarà la porta di Firenze. Così secondo il Comune di Firenze dovrebbero diventare i grandi spazi vuoti del complesso di Santa Maria Novella, dove fino al dicembre 2016 era ospitata la scuola sottufficiali dei Carabinieri. Così si evince dalle sette idee e quattro linee guida per usare e valorizzare i giganteschi spazi vuoti del complesso di Santa Maria Novella. Le sette idee sono quelle del concorso bandito da Palazzo Vecchio, le quattro linee guida quelle deliberate dalla giunta comunale con le quali saranno lanciati entro il 2018 i bandi di concessione degli spazi. E, come ha dichiarato il Sindaco Dario Nardella, per una «Santa Maria Novella porta della città» che si apra innanzitutto ai 36 milioni di persone che arrivano o partono dalla stazione del Michelucci, ai turisti, ai fiorentini e ai giovani, Palazzo Vecchio punta quindi sulle funzioni di «sicurezza, cultura, ricerca e alta formazione e servizi». Sul fronte sicurezza, una parte del complesso immobiliare rimarrà a disposizione dei Carabinieri, con un presidio fisso a disposizione dei cittadini 24 ore su 24. Per gli spazi culturali ci sarà l’ampliamento del percorso museale e la nuova sede di «Firenze com’era» e dell’archivio fotografico del Comune di Firenze con 112.000 immagini.
Ci sarà anche una nuova area di accoglienza con biglietteria, bookshop, guardaroba e caffetteria.
Se andiamo a vedere poi le idee progettuali proposte, tra cui quella di Palazzo Spinelli ( creare un polo per il restauro, la valorizzazione e la formazione dei giovani volto alla tutela e alla conservazione dei beni storico-artistici) oppure di Polimoda (una nuova sede per la sua attività, con aule, laboratori e uffici nonché uno spazio per attività culturali ed eventi) ed anche dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana (con la realizzazione di una casa della cultura e della storia del Novecento e del tempo presente a Firenze) potremmo valutare positiva questa moderna infastruttura culturale se non ci fosse il rischio che la cosiddetta Porta sia aperta soprattutto per i milioni di persone che arrivano o partono, insomma per la massa dei turisti piuttosto che per i Fiorentini giovani o anziani, che di fatto verrebbero respinti dal numero preponderante dei forestieri, come di fatto avviene da tempo agli Uffizi o alle Gallerie dell’Accademia.
Ne è conferma il progetto dell’azienda di Bolzano Schweigkofler Communications che prevede la realizzazione di un “Visitor Center 2.0” ( non poteva ovviamente mancare l’ennesimo anglismo) ovvero un luogo digitale per turisti e non solo ( bontà loro), visto come porta d’ingresso digitale per la città, che racconta la sua storia, nonché un luogo per eventi e congressi pubblici e privati.
Una porta d’ingresso all’insegna del contemporaneo, della pervasività del digitale e di eventi mediatici, spalancata quindi al turismo di massa, che a parole gli amministratori di Firenze vorrebbero governare e orientare e che invece nei fatti con questi progetti verrebbe incentivato.
Un turismo ancor più selvaggio non solo accentuerebbe le condizioni attuali di degrado urbano, ma soprattutto stravolgerebbe l’immagine e l’identità di Firenze e farebbe sentire ancor più i residenti, che ci vivono e lavorano , stranieri nella loro città.
E’ la globalizzazione, bellezza! Risponderebbe Humphrey Bogart, se vivesse ancora tra di noi.
E certamente la globalizzazione porta senz’altro dei benefici come l’apertura di nuovi orizzonti sociali e culturali se non diventasse il più delle volte un processo di colonizzazione e di subalternità economica e culturale per chi la subisce passivamente.
E la salvaguardia della identità urbana, della memoria storica di una città come Firenze potrebbe allora essere l’unico modo per i cittadini di vivere positivamente le contraddizioni, le luci e le ombre della globalizzazione senza dover rimpiangere i tempi di Firenze Capitale del Poggi o la Firenzina dei Lorena!
Sergio Casprini