Caro Direttore,
condivido quanto scrivi nell’Editoriale di luglio sul Sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento. Ai tempi delle mie due maturità (industriale prima e scientifica poi) non c’era whatsapp, ma è possibile che, se vi fosse stata una simile situazione, almeno la prima volta, a 17 anni, avrei svolto quel tema, su WhatsApp appunto. Niente di più naturale che misurarsi con gli strumenti del proprio tempo e nella maniera più facile possibile. Ma il male non sta in quei ragazzi, sta in una scuola che da anni ha cominciato a rendersi ridicola inseguendo le mode e più ancora mettendosi al servizio del cosiddetto sistema badando solo a fornire diplomi per carriere che, nel tempo, si sono rivelate inesistenti. Per usare un termine in voga negli anni settanta del Novecento è diventata una “macchina celibe”, carina nel funzionamento ma senza alcuna capacità riproduttiva. Una scuola seria tiene l’asticella al livello giusto. Se l’esame di maturità propone, come un tempo, la triade o poco più (la memoria non arriva a tanto), tema di letteratura, tema di storia, tema di cultura generale a partire dalla frase di un grande e non di una rock star, la Scuola ne prende atto e si prepara di conseguenza: letteratura e storia riprendono ad essere considerate seriamente e la Scuola “ferragnizzata” si allontana e magari per sempre. Un buon ministro, come il capitano della nave, non si cura delle risatine idiote o della patetica sofferenza di genitori che desiderano per i figli una vita senza ostacoli e tira avanti, riportando la Scuola sulla rotta giusta e “buona navigazione” Paese. Attendiamo il buon ministro.
Cari saluti,
Fabio Bertini