Caro Direttore
Non ricordo, nella esperienza della mia vita ormai abbastanza lunghetta, un altro momento in cui la parola “valori” sia stata tanto inflazionata e abusata come oggi. La formula “in nome dei nostri valori”, eventualmente caratterizzati in valori cristiani, valori occidentali, valori risorgimentali, valori liberali, valori laici, valori socialisti, valori democratici, valori nazionali, valori europei, viene usata di continuo, senza mai entrare nel merito, senza mai spiegare cosa intendiamo, né dire cosa siano questi valori, né interrogarci in merito, né volerne discutere. Insomma, oggi, la parola valori, è diventata una sorta di chiave passe-partout per intrufolarsi abusivamente in tutte le case, anche in casa di chi, per certe idee o valori, ha combattuto, sofferto, donato la propria esistenza.
Un minuscolo esempio: leggo sulla pubblicazione on-line La tecnica della scuola che la Preside di un Istituto Comprensivo Statale, con una circolare avente per oggetto la Partecipazione a momenti fondamentali della vita civile, culturale e religiosa, ha ordinato ai docenti di accompagnare gli studenti presso la parrocchia del Duomo cittadino per dare loro l’opportunità di partecipare alla celebrazione del precetto pasquale e, compatibilmente con il loro orario di servizio, di assicurarne la vigilanza.
La cosa non mi scandalizza troppo, anche se non sono del tutto convinto che un dirigente scolastico possa imporre ai suoi insegnanti, senza un loro preventivo consenso, di accompagnare i ragazzi ad una funzione religiosa, né che si possa imporre ad un ragazzo che non vuole parteciparvi di portare la giustificazione dei genitori, né che lo stesso dirigente scolastico si prenda la briga, in nome dei valori cristiani, di promuovere tra gli studenti la celebrazione religiosa della Pasqua cattolica, anziché di quella ebraica, oppure valdese o ortodossa. Per non parlare dei musulmani che quest’anno, pochi giorni dopo, dal 23 aprile al 23 maggio, celebrano il Ramadan che si concluderà con una bellissima festa chiamata Eid Al-Fitr. Faccio presente che in Italia già nel 2015 c’erano, a scuola, circa 300 mila studenti provenienti da Paesi islamici, di cui oltre 100 mila provenienti dal Marocco. Penso che preti-educatori di spessore, come Don Milani, calati nella situazione presente, avrebbero saputo accostarsi a ragazzi di qualsiasi etnia, cultura e religione con un atteggiamento tanto più aperto, generoso e attento di quello dimostrato dalla nostra preside che si sente depositaria dei ‘valori cristiani’.
Livio Ghelli