Autore Guido Piovene
Editore Bompiani
Anno 2017
Formato Tascabile
Pagine 896 Brossura
Prezzo Euro 20,00
Cominciò da Bolzano il viaggio in Italia di Guido Piovene e proseguì regione dopo regione, città dopo città, fino a coprire ogni landa, anche la più dimenticata.
Durò tre anni buoni. Un’impresa senza precedenti dalla quale scaturì un libro senza precedenti, scrupoloso come un censimento, fedele come una fotografia, circostanziato come un atto d’accusa. L’Italia che Piovene visitò e descrisse è quella degli anni Cinquanta, tra ricostruzione e boom economico e che dovrebbe apparire, a uno sguardo contemporaneo, antica e lontana. Invece non è così. Piovene riesce, come un antropologo, a far emergere dal suo viaggio il carattere nazionale, quello immutabile, che resiste alle mode e ai rovesci della storia.
Guido Piovene (Vicenza 1907 – Londra 1974) scrittore italiano. Si dedicò presto all’attività giornalistica collaborando al «Corriere della sera» e alla «Stampa». Fu condirettore, con G. De Robertis, della rivista «Pan» ed esordì come scrittore con i racconti La vedova allegra (1931), che già presentano i motivi peculiari della sua narrativa: l’ambiente veneto, psicologie complesse, tormentati personaggi femminili. In Lettere di una novizia, romanzo epistolare del 1941, P. ha narrato la tragica vicenda di una ragazza che lascia il convento in cerca di libertà, per poi morire in carcere: occasione per analizzare quell’ambiguità esasperata di certi sentimenti cattolici che emerge anche in Gazzetta nera (1943), Pietà contro pietà (1946), requisitoria contro le filosofie della guerra, I falsi redentori (1949). Pubblicò anche opere saggistiche tra il reportage e l’indagine di costume: De America (1953), Viaggio in Italia (1957).Nel 1962, con La coda di paglia, in polemica con un certo opportunismo antifascista, giustificò la propria attività giornalistica durante il regime. Nel romanzo Le furie (1964) descrisse l’emergere violento dei fantasmi del passato; ne Le stelle fredde (1970, premio Strega) tentò un romanzo filosofico incentrato sul tema della fine della cultura umanistica. Postumi sono apparsi i saggi Idoli e ragione (1975) e Verità e menzogna (1975).Legato a quel filone di cattolicesimo veneto, inquieto fino alla morbosità, che aveva espresso, per es., Fogazzaro, P. sviluppò nelle sue storie i temi dell’egoismo, della debolezza di coscienza e della doppiezza intellettuale, con una scrittura limpida che risente più dell’esempio stilistico dei moralisti che di una tradizione specificamente narrativa.