Museo archeologico Firenze, Piazza Santissima Annunziata 9 b
26 maggio2016/ 30 gennaio 2017
La mostra è l’occasione per ripensare il ruolo di Winckelmann come fondatore della moderna archeologia e iniziatore di una nuova concezione estetica.
Per lo studioso tedesco fu decisivo, negli anni della maturità, il soggiorno a Roma (1755-1768) che gli consentì, attraverso la visione diretta di tanti capolavori conservati in musei e raccolte private, di ampliare le conoscenze del mondo antico e ricercare i canoni della bellezza classica.
Ma importante per lui fu anche l’esperienza fiorentina (settembre 1758-aprile 1759), quando lavorò al catalogo delle gemme intagliate del barone Von Stosch (catalogo che fu poi pubblicato a Firenze nel 1760) e poté visitare alcune delle collezioni d’arte della città, approfondendo lo studio della civiltà etrusca.
Le tre sezioni della Mostra mettono a fuoco proprio questo significativo momento dell’attività di Winckelmann, ovvero la Firenze con cui venne in contatto e le opere antiche che vi prese in esame, il suo contributo alla conoscenza dell’arte etrusca e infine i riflessi che i suoi studi ebbero nella diffusione del mito degli Etruschi nella cultura europea fra Sette e Ottocento.
Nel Salone del Nicchio del Museo Archeologico e in 14 vetrine saranno esposte più di 100 opere: vasi greci ed etruschi, manoscritti e libri rari, statue in marmo e in bronzo, stampe e dipinti, urne e sculture etrusche, gemme e medaglie. Altri capolavori della statuaria etrusca collegati alla Mostra (la Chimera e la Minerva di Arezzo, l’Idolino di Pesaro) saranno visibili nelle sale dello stesso Museo. Fra le rarità si segnalano: i calchi della raccolta completa delle “Gemme Stosch” (dal Museo di Stendal); la cosiddetta “Ballerina”, una statua romana della collezione Riccardi finora mai uscita dalla sua sede; il taccuino manoscritto di Winckelmann conservato a Firenze; un servito della reale manifattura borbonica ispirato a motivi etruschi; la prima e finora unica edizione dell’opera omnia di Winckelmann stampata a Prato nel 1830-1834.
Orario: Lunedì 8.30-14.00 da martedì a venerdì 8.30-19.00
Sabato e domenica 8.30-14.00 Ultimo ingresso: 45 minuti prima della chiusura
Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre