Il venti settembre 1870 i soldati italiani – per primi bersaglieri e fanti – agli ordini del generale Raffaele Cadorna entrano a Roma attraverso la breccia di Porta Pia.
L’ordine all’artiglieria di fare fuoco sulle mura dello Stato pontificio viene impartito dal capitano Giacomo Segre di Chieri ( Torino ), di religione ebraica, al quale Cadorna lascia l’incarico, per evitare ( pensate !) che la scomunica decretata dal Papa ricada su altri ufficiali, di religione cattolica.
Firenze , da cinque anni, è , nel bene e nel male, capitale del Regno d’Italia. Tra i caduti nella breve battaglia della Breccia c’è un artigliere fiorentino, il giovane Giulio Cesare Paoletti. E’ sepolto alle Porte Sante, il cimitero monumentale intorno alla basilica di San Miniato al Monte, insieme ad altri giovani , volontari nelle precedenti guerre di indipendenza: da Enrico Gherardi , garibaldino, caduto a diciannove anni a Mentana ( queste le sole parole sulla lapide ), ad Andrea Ranzi, medico, combattente a Curtatone e Montanara ( la cui tomba si trova nella cripta della basilica ).
La fine dello Stato della Chiesa e l’unione di Roma all’Italia completavano, in quell’anno, lo straordinario percorso del nostro Risorgimento verso l’indipendenza, le libertà costituzionali, l’unità nazionale, che sarebbe stata coronata, attraverso la Grande Guerra, con il Friuli e il Trentino, con Trento e Trieste.
Camillo Benso conte di Cavour, il grande Cavour, primo ministro del re costituzionale Vittorio Emanuele II, indicando nel 1861 al Parlamento l‘obbiettivo di Roma capitale, aveva dichiarato di non sapere concepire, per un popolo colto, una sventura maggiore che quella di vedere riuniti in una sola mano il potere civile e quello religioso.
“La storia ci dimostra – disse – che ovunque questa riunione ebbe luogo, la civiltà sempre immediatamente cessò di progredire, anzi sempre indietreggiò; il più schifoso dispotismo si stabilì; e ciò sia che una casta sacerdotale usurpasse il potere temporale, sia che un califfo o un sultano unisse nelle sue mani il potere spirituale”.
Libera Chiesa in libero Stato, dunque. In ideale sintonia con il detto evangelico “date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
L’insegnamento cavouriano oggi più che mai torna ad essere attuale, come scelta di laicità, di civiltà, contro teocrazie e fondamentalismi di ogni genere. Libertà per lo Stato, per ogni Stato, di legiferare; libertà per l’individuo, per ogni cittadino, di credere, o meno; libertà per la Chiesa, per ogni Chiesa, di professare la propria fede religiosa.
Per queste ragioni continuiamo a ricordare il XX settembre: per invitare i cittadini, gli italiani per primi, a difendere, ovunque e in ogni occasione, la libertà di pensiero in contrapposizione a qualsiasi integralismo; e a contrastare, a combattere, ciascuno responsabilmente per quello che può, la prepotenza, la violenza del fanatismo, facendo valere la cultura e la pratica della ragione, della tolleranza.
Celebrazione del XX settembre
Firenze, 20 settembre 2014, ore 11,30
Obelisco ai Caduti
Piazza dell’Unità Italiana